• Pubblicata il
  • Autore: Matteo
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Grazie alla riunione - Crotone Trasgressiva


Il mercledì me n'andai dal turno di lavoro salutando la collega in maniera particolare. Non ce la facevo più coi soliti saluti e sguardi maliziosi per i corridoi. Così, mentre lei era alla scrivania, m'avvicinai odorandole il collo: "fammi sentire il tuo odore, così starò bene tutto il pomeriggio". Lei si voltò di scatto, i suoi occhi luminosi erano pieni di sorpresa, rimase in silenzio :"mi mandi fuori di testa, non ci posso fare niente"-solo questo aggiunsi ancora- Fu poco, quanto bastò, però, per allargare ancora di più le sue pupille marroni; un sorriso d'approvazione si disegnò sotto quella frangetta che le incorniciava il viso. Poi, solo il silenzio degli sguardi.
Il giorno della riunione ci trovammo davanti il palazzo di vetro della A.S.L. Le detti appuntamento mezz'ora prima. Il solito caffè, il punto della situazione sugli argomenti all'ordine del giorno. Poi, il bello. Le presi la mano e gurdandola dritta negli occhi le dissi: "mi piaci da morire, a giugno sposo, ma io non ce la faccio più a tenere questo macigno nell'animo". Lei divenne rosso in viso, girando la testa di scatto, imbarazzata, e non poco. Mi avvolse l'idea di aver fatto una cazzata. Ma quando sentii il suo pollice strusciare la mia mano, la cosa cambiò. "Anch'io potrei essere interessata a questa cosa sai. Se deve succedere, sarà così". Inutile dire con che stato d'animo passai la riunione. Gli argomenti parevano accavallarsi, tant'è che non ci capii un emerito cazzo.
Due giorni dopo capitò la situazione ideale. Neanche fosse stata programmata. Lei turno smontante, io montante. In ufficio, dopo avermi chiesto come stavo mentre veniva verso di me, s'avvicinò alla mia guancia. Ma il bacio fu di sfuggita, e sulla bocca. Farfalle nello stomaco. Le chiesi di non uscire subito dal turno e, timidamente, prendedola per mano la condussi nella zona del magazzino. Galeotto il magazzino. C'appiccicammo, come le figurine panini, in un bacio passionale. Le lingue si contorsero da veri maiali. Le agguantai le natiche del culo, iniziandola a baciare sul collo e dentro l'orecchio. Lei reclinò dal piacere la testa indietro e a occhi chiusi mi iniziò a strusciare la passera al cazzo. Un vulcano per la miseria, un vulcano. Le leccai le tette tirandole in basso i pantaloni della tuta. Le solleticai l'inguine chiedendole se le piaceva. Stava esplodendo, come me, del resto. E poi la mano, fece il resto. Mezza. Mai sentita una cosa del genere. Ho avuto una decina d'esperienze, ma così baganta nessuna mai. Mi inginocciai fissandola negli occhi. Con la sua mano dietro la mia nuca lei mi chiese:" leccamela!". Che dite. Iniziai con la lingua un lavoro da cane di razza, mentre con la mano la toccavo nel punto tremendo, in alto. Gemeva, ansimava,come piace a me. Quando venne si portò le mani davanti, come ad afferarla. Appoggiata agli scaffali, poi si riprese. Occhi negli occhi. E poi, la mia volta. S'inginocchiò lei, sganciandomi i pantaloni. E vai col boccaponcio. Ora piano, poi forte, leccata di palle, tutto in bocca da cima a fondo facendomi sentire i denti fino alla cappella. E quando giunse il momento cercai fazzoletti nelle tasche. Ma niente. Dal basso lei mi guardò,e io le dissi:"ingoia tutto". "Con piacere" -rispose lei- E il piacere fu.
Da quel giorno mai un messaggio né telefonata. Lei, sposata e con due bambine piccole, non vuole rischi, nemmeno al di fuori del posto di lavoro. Poche chiacchiere, tanta passione. Ad oggi affrettiamo un pò i preliminari, ma scopiamo.
Il lavoro nobilita l'uomo e lo rende schiavo; se del sesso come noi ci sto, e alla grande.

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